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Ridondanza semantica: quando dici due volte la stessa cosa (e non te ne accorgi)

  • Immagine del redattore: Gerardo Fortino
    Gerardo Fortino
  • 1 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Ridondanza semantica
Immagine generata con AI

Cos’è la ridondanza semantica e perché ti rovina la scrittura senza farti male


La ridondanza semantica è il rumore bianco della scrittura. Non la senti subito. Ma è lì. Ti appesantisce, ti rallenta, ti fa inciampare. È quel dire la stessa cosa due volte, spesso con parole diverse, come se una non bastasse. Ma non stai rafforzando: stai gonfiando a vuoto.

"Scese giù dalle scale." "Salì su al piano di sopra." "Lo vide con i propri occhi."

Non suonano male a prima lettura. Ma pensaci bene: “scendere” implica già “giù”, “salire” implica “su”, “vedere” implica che usi gli occhi. Hai detto troppo. Hai detto male.


Gli esempi più comuni di ridondanza semantica


  • Entrò dentro → Entrò

  • Uscì fuori → Uscì

  • Prevedere in anticipo → Prevedere

  • Collaborare insieme → Collaborare

  • Rispose di rimando → Rispose

  • Aggiunta in più → Aggiunta

  • Breve riassunto → Riassunto


Sono formule che sembrano giuste. Sono comode. Le senti nei telegiornali, le leggi nei giornali. Ma la buona scrittura le odia. Perché togli forza alla parola giusta mettendole vicino un’ombra inutile.


Quando la ridondanza semantica può avere un senso


In narrativa, c’è una regola: se un errore funziona, non è un errore.


La ridondanza può essere usata con intenzione. Nei dialoghi, per rendere reale un personaggio. O nel flusso di pensiero, per mostrare insistenza, fissazione, disperazione.

“Lo volevo. Lo volevo davvero. Lo volevo più di qualsiasi altra cosa, e lo sapevo, e me lo ripetevo, e non serviva a niente.”

Qui la ripetizione e la ridondanza non indeboliscono. Spingono. Martellano. Funzionano. Ma è scrittura consapevole. Non automatismo.


Come evitare la ridondanza semantica (quando non la vuoi)


  1. Rileggi a voce alta: se inciampi, se senti “pieno”, c’è qualcosa da tagliare.

  2. Fidati del verbo: se “entrare” dice già tutto, non servono rafforzi.

  3. Fai editing da spietato: cancella, snellisci, riscrivi. Più una frase è leggera, più colpisce.

  4. Impara a diffidare delle formule comuni: se ti sembra qualcosa da TG, probabilmente è superfluo.


La ridondanza semantica è un vizio elegante, ma sempre un vizio. Nasce dal voler essere chiari, e finisce col togliere chiarezza . La buona scrittura non ha bisogno di rinforzi: ha bisogno di precisione, di ritmo, di pulizia.


E ricordalo: se dici due volte la stessa cosa, forse non la stai dicendo davvero.



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