Isocronia: la bastarda invisibile che ti rovina la scrittura (senza che tu lo sappia)
- Gerardo Fortino
- 25 mar
- Tempo di lettura: 2 min

Che diavolo è l'isocronia e perché dovresti fregartene
Isocronia è una parola elegante per dire che le frasi e i paragrafi dovrebbero avere un ritmo. Non sempre uguale, ma nemmeno casuale.
Come quando bevi: un sorso lungo, uno corto, uno che ti va di traverso. Scrivere bene è questo. Se butti giù frasi come se stessi vomitando parole, il lettore lo sente. Lo percepisce come quando entri in un bar e la musica è troppo alta o troppo lenta. Fastidio. Disagio. Voglia di andarsene.
L'isocronia è l'equilibrio ritmico tra le parti del testo. Una melodia segreta che tiene incollato chi legge. E se non ce l'hai, sei fregato.
Perché la tua scrittura suona male anche se hai qualcosa da dire
Hai una buona idea. Hai un personaggio che funziona. Hai anche letto tre manuali di scrittura creativa mentre mangiavi cereali. Eppure il tuo testo suona storto.
Sai perché? Perché non hai ritmo. Perché non hai isocronia.
Frasi troppo lunghe che affogano, frasi troppo corte che sembrano colpi di tosse. Paragrafi che si trascinano come un ubriaco sul marciapiede. Nessun equilibrio, nessuna cadenza.
E il lettore non sa spiegarselo, ma molla. Ti chiude. Ti dimentica.
Come usare l'isocronia senza diventare un metronomo umano
Alterna con criterio
Frasi brevi, poi una lunga. Due medie, poi uno stacco. Devi dare al lettore la sensazione che qualcosa si muove sotto la superficie. Come il battito del cuore.
Esco. Fa freddo. Cammino. La città sembra immobile. Ma dentro, dentro mi brucia qualcosa che non ha nome, e non ha pace.
Sfrutta la punteggiatura
La virgola è un respiro. Il punto è uno stop. Il punto e virgola è quel momento in cui non sai se stai per smettere di parlare o continuare ancora un po'. Usa tutto. Ma fallo suonare.
Leggi ad alta voce
La verità viene fuori quando leggi forte. Se suona di merda, è perché è scritta di merda. Se il ritmo ti fa inciampare, devi riscrivere. Punto.
Cambia la lunghezza, ma rispetta il flusso
Non si tratta di avere paragrafi tutti uguali. Si tratta di farli ballare insieme. Come in una rissa da bar dove ognuno colpisce a tempo. Nessuna nota stonata. Nessun paragrafo fuori posto.
Un esempio sporco ma efficace
Lei lo guardò. Lui non disse niente. Il silenzio era lungo come una condanna. Ma bastò uno sguardo, uno solo, per ricordare tutto: il motel sulla I-5, la musica jazz dalla stanza accanto, il bicchiere di bourbon. E il sangue. Tanto sangue.
Questo è ritmo. Questo è isocronia. Ti entra dentro senza che te ne accorgi.
Puoi scrivere le cose più brutali del mondo. Puoi raccontare la miseria, la violenza, l'amore che si sfascia come una bottiglia. Ma se non lo fai con ritmo, se non dai musica alle parole, non sei che un altro stronzo con una tastiera.
La parola chiave è: isocronia. Impara a usarla, o taci. Perché la scrittura senza ritmo è come scopare senza passione: si può fare, ma chi se la ricorda?
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