
Un libro che è una testimonianza, un viaggio, una ferita aperta
Ci sono storie che restano impresse nella memoria perché non sono solo racconti, ma esperienze vissute, dolore trasformato in parole, speranza che lotta contro la disperazione. Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda è una di queste storie. È la storia vera di Enaiatollah Akbari, un bambino afghano costretto a fuggire dalla propria terra, ad attraversare confini, deserti, mari e orrori per cercare una vita degna di essere vissuta.
Non è un romanzo qualunque. È una storia vera, narrata con una delicatezza che amplifica il dolore, con una semplicità che rende ancora più crudo l’orrore dell’infanzia rubata. È un libro che parla di guerra, di migrazione, di perdita, ma anche di coraggio, di speranza, di incontri che cambiano il destino.
Il dramma della fuga e il peso dell’addio
La storia inizia in Afghanistan, nel momento in cui la madre di Enaiatollah prende una decisione devastante: lo lascia solo in Pakistan, abbandandolo per salvarlo. Non c’è possibilità di scelta. È un addio che spezza l’anima, un gesto che solo chi conosce la brutalità della guerra può comprendere.
Da quel momento, la vita di Enaiatollah diventa un viaggio senza tregua. Pakistan, Iran, Turchia, Grecia, Italia. Ogni tappa è una lotta per la sopravvivenza. Lavori durissimi, notti passate in strada, viaggi disumani stipato nei camion, con l’odore della paura e della morte a ogni respiro.
E poi il mare. Il tratto più pericoloso, il confine tra la vita e la fine. Il titolo del libro, Nel mare ci sono i coccodrilli, è una frase che le madri afghane dicono ai figli per metterli in guardia. Ma nel viaggio di Enaiatollah, i coccodrilli non sono metafore: sono gli uomini senza scrupoli, i trafficanti, le onde, il destino che può spezzarsi in un istante.
La forza della narrazione: semplicità che colpisce come un pugno
Fabio Geda racconta la storia di Enaiatollah con una scrittura asciutta, senza artifici. Il suo stile è quasi quello di un bambino che parla, che ricorda. Non ci sono enfasi inutili, non c’è ricerca dell’effetto drammatico.
Eppure, è proprio questa semplicità a rendere il libro devastante. Perché non servono sovrastrutture quando la realtà è già di per sé un inferno. Non servono parole ridondanti per descrivere il freddo, la fame, il terrore di essere scoperti, il vuoto di una madre che non ci sarà più.
Geda ascolta, riporta, lascia che la voce di Enaiatollah sia la protagonista. E il risultato è un libro che si legge d’un fiato, che strazia e che, alla fine, lascia un silenzio pesante dentro di noi.
Un viaggio che è la storia di migliaia di vite invisibili
La storia di Enaiatollah non è unica. È la storia di migliaia di bambini e ragazzi che ogni giorno attraversano confini, affrontano il mare, cercano un rifugio in un mondo che troppo spesso li rifiuta, li considera numeri, li trasforma in “problemi” anziché in persone.
Ecco perché Nel mare ci sono i coccodrilli è un libro necessario. Perché mette un volto, una voce, un’anima dietro le statistiche, dietro le immagini di barconi alla deriva, dietro le notizie che scorrono nei telegiornali senza che ci fermiamo davvero a capire.
Leggerlo significa guardare questi viaggi con occhi diversi. Significa rendersi conto che dietro ogni migrante c’è una storia, un’infanzia negata, un sogno che resiste nonostante tutto.
Perché leggere oggi Nel mare ci sono i coccodrilli?
Perché oggi più che mai viviamo in un’epoca in cui la migrazione è raccontata con paura e pregiudizio. Perché questo libro ci ricorda che nessuno lascia la propria terra per capriccio, che ogni fuga è una lotta per la vita, che dietro ogni rifugiato c’è un essere umano con un nome, un passato e un futuro da costruire.
Perché è un libro che non offre soluzioni facili, che non fa retorica, che non cerca di commuovere per forza, ma che riesce a toccare corde profonde senza bisogno di enfatizzare.
E perché, in fondo, è un libro che parla anche di speranza. Perché Enaiatollah ce la fa. Perché nonostante tutto, trova una nuova vita, un nuovo posto nel mondo. E questo, in un’epoca in cui tutto sembra crollare, è un messaggio di cui abbiamo bisogno.
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