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Lungo cammino verso la libertà di Nelson Mandela: la storia di un uomo che ha cambiato il destino di un popolo

Immagine del redattore: Gerardo FortinoGerardo Fortino

Lungo il cammino verso la Libertà di Nelson Mandela

Un’autobiografia che è molto più di un racconto personale: è la testimonianza di una lotta collettiva


Ci sono libri che raccontano una vita. E poi ci sono libri come Lungo cammino verso la libertà, che non sono solo il resoconto di un’esistenza straordinaria, ma il documento di una rivoluzione, il diario di una resistenza, il manifesto di una speranza che ha saputo resistere a decenni di oppressione.


Nelson Mandela non è stato solo un uomo politico, ma il simbolo stesso della lotta contro l’ingiustizia. E questa autobiografia non è un semplice esercizio di memoria, ma un viaggio profondo dentro l’anima di un leader che ha sacrificato tutto per la libertà del suo popolo. È il racconto di un uomo che ha visto il peggio dell’umanità, ma ha scelto di rispondere con il meglio di sé.


Le radici di un combattente: dall’infanzia alla presa di coscienza


Il libro inizia raccontando un Mandela bambino, cresciuto in un villaggio rurale del Transkei, tra le tradizioni del popolo Xhosa e il rispetto per la cultura ancestrale. Ma il giovane Nelson si accorge presto di essere un suddito di seconda classe nella sua stessa terra.


È nell’università di Fort Hare e poi a Johannesburg che prende coscienza della brutalità del sistema dell’apartheid, un sistema costruito per umiliare e schiacciare la popolazione nera. Mandela comprende che la libertà individuale non esiste finché il suo popolo è incatenato. Da qui nasce il suo impegno politico, prima nel National African Congress (ANC) e poi nella lotta attiva contro il regime.


Dalla resistenza pacifica alla lotta armata: la difficile scelta della ribellione


Uno degli aspetti più potenti del libro è il modo in cui Mandela racconta l’evoluzione della sua lotta. Inizialmente convinto che il dialogo e la diplomazia potessero abbattere l’apartheid, si rende conto che il governo bianco non è disposto a cedere il potere senza combattere. È a questo punto che l’ANC decide di fondare la Umkhonto we Sizwe, il braccio armato del movimento.


Ma Mandela non diventa mai un uomo della violenza. La sua scelta della resistenza armata è una scelta disperata, dettata dalla consapevolezza che ogni altro mezzo è stato reso impossibile dal regime. Questo passaggio è narrato con una profondità straordinaria: Mandela non è un rivoluzionario cieco, ma un uomo dilaniato tra la necessità della lotta e il desiderio di costruire un Sudafrica senza sangue.


Il carcere: la forgiatura di un leader


Il cuore di Lungo cammino verso la libertà è il racconto dei 27 anni di prigionia a Robben Island, Pollsmoor e Victor Verster. Qui, Mandela non solo sopravvive, ma si trasforma.


Le pagine che descrivono la vita in carcere sono tra le più intense: il freddo, la solitudine, i lavori forzati, le umiliazioni quotidiane. Ma invece di spezzarlo, la prigione lo rafforza. Mandela diventa il punto di riferimento per gli altri detenuti, usa il tempo per studiare, per affinare la sua visione politica, per prepararsi a quel momento che sapeva sarebbe arrivato: la sua liberazione e la possibilità di costruire un nuovo Sudafrica.


Ed è qui che emerge la grandezza del suo spirito: non c’è odio in Mandela, nemmeno verso i suoi carcerieri. Nel libro descrive come imparò a vedere negli stessi bianchi che lo tenevano prigioniero degli esseri umani, vittime anch’essi di un sistema che li aveva educati all’odio. È questa la lezione più grande: Mandela non ha mai cercato vendetta, ma giustizia.


La liberazione e il perdono: il testamento morale di Mandela


Il momento della liberazione nel 1990 è raccontato con un’intensità straordinaria. Ma il vero atto di grandezza di Mandela non è la sua uscita dalla prigione, ma quello che sceglie di fare dopo: negoziare con i suoi nemici per costruire un paese unito.


Mandela poteva scegliere la vendetta. Poteva alimentare la rabbia di un popolo oppresso per secoli. Ma scelse la riconciliazione. Il libro racconta questi anni con una lucidità incredibile, mostrando come la sua visione non fosse solo politica, ma profondamente umana.


La sua presidenza non fu perfetta, e Mandela stesso lo riconosce. Ma il suo obiettivo non era governare a lungo: era creare le basi per un Sudafrica che potesse finalmente guardare avanti senza essere prigioniero del passato.


Perché leggere oggi Lungo cammino verso la libertà?


Perché è un libro che non parla solo del Sudafrica, ma della lotta universale per la giustizia. Perché ci insegna che la libertà non è mai un dono, ma qualcosa che va conquistato. Perché ci ricorda che il vero cambiamento non avviene con l’odio, ma con il coraggio di vedere nell’altro un essere umano.


Oggi viviamo in un mondo sempre più diviso, dove la politica si basa sullo scontro e la società è lacerata da discriminazioni di ogni tipo. Leggere Mandela significa riscoprire la possibilità di un’altra strada: quella del dialogo, della perseveranza, della dignità.


E significa ricordare che anche nelle situazioni più buie, esiste sempre una speranza, se si ha la forza di lottare per essa.

 

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