Il conflitto di Goma: La tragedia e il silenzio dell'Occidente
- Gerardo Fortino
- 27 gen
- Tempo di lettura: 4 min
ATTENZIONE: IL CONTENUTO FOTOGRAFICO E AUDIOVISIVO È ORIGINALE, DI FORTE IMPATTO E POTREBBE RISULTARE SENSIBILE O DISTURBANTE

Il dramma di Goma e l’ombra del Ruanda
L’Africa. Una terra ricca di colori, di suoni, di contrasti che attraggono il mondo quando si tratta di immortalare i suoi tramonti o raccogliere fondi con immagini di bambini malnutriti. Ma è anche una terra di silenzi. Silenzi assordanti che avvolgono i massacri, le guerre, le ingiustizie. Tra questi, uno dei silenzi più profondi riguarda il Congo, dove da oltre trent’anni si consuma una tragedia senza fine.
Nelle ultime ore, la città di Goma, centro commerciale della provincia del Nord Kivu, è caduta nelle mani del Movimento del 23 Marzo (M23), un gruppo armato sostenuto dal Ruanda. Goma, una città che ho vissuto e documentato nell’autunno del 2024, è ora un campo di rovine, un luogo di morte e disperazione. Migliaia di civili sono stati uccisi, mutilati, costretti alla fuga. Gli spari e le esplosioni hanno lasciato spazio a un’apparente calma, ma il dolore e la paura persistono.
La genesi dell'M23: tra politica, etnia e risorse minerarie
L'M23, fondato nel 2012, trae il suo nome dagli accordi di pace del 23 marzo 2009 tra il governo congolese e il Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP). Questo gruppo ribelle, composto principalmente da individui di etnia tutsi, ha dichiarato di voler proteggere le comunità tutsi congolesi dagli attacchi di altri gruppi armati. Tuttavia, la sua storia è segnata da violenze, occupazioni strategiche e sfruttamento delle ricchezze minerarie del Nord Kivu, una regione ricca di coltan, oro e diamanti.
Nel 2012, l'M23 prese il controllo di Goma, provocando una crisi umanitaria senza precedenti. Sotto la pressione internazionale, il gruppo si ritirò, ma la tregua fu breve. Nel 2013, una brigata delle Nazioni Unite sconfisse l'M23, costringendolo a rifugiarsi in Ruanda e Uganda. Tuttavia, il gruppo non è mai scomparso del tutto. Nel 2022, ha lanciato una nuova offensiva, culminata nella recente conquista di Goma.
Le accuse al Ruanda e l'omertà internazionale

Il Ruanda, sotto la guida di Paul Kagame, è accusato di sostenere militarmente e logisticamente l'M23. Rapporti delle Nazioni Unite hanno documentato il coinvolgimento ruandese, nonostante le continue smentite di Kigali. Le accuse al Ruanda non si limitano al sostegno ai ribelli. Paul Kagame, celebrato nelle sale diplomatiche europee, è implicato in crimini di guerra, torture e assassinii.
Uno dei metodi di repressione più inquietanti attribuiti al regime ruandese è l’“Utuzi twa Munyuza”, “le gocce d’acqua di Munyuza”, un sofisticato sistema di avvelenamento utilizzato contro i dissidenti. Tra le vittime designate c'è stato Denis Mukwege, premio Nobel per la pace, che nel 2015 sfuggì a un attentato a Bruxelles.
La diaspora ruandese in Belgio vive nel terrore. Dissidenti come Natacha Abingeneye e Carine Kanimba, figlia di Paul Rusesabagina, sono stati minacciati e perseguitati. Kanimba è stata persino hackerata con il software Pegasus, e un collaboratore di Kagame ha dichiarato che “meritava un machete d’oro”, un richiamo macabro al genocidio del 1994.
Il peso della complicità occidentale
Mentre Goma cadeva, l'Europa stringeva mani diplomatiche. Il 18 dicembre 2023, Ursula von der Leyen incontrava Kagame a Kigali, rafforzando la sua impunità. Eventi come i Campionati Mondiali di Ciclismo in Ruanda del 2025 rappresentano un’operazione di “sportswashing”, mascherando le atrocità del regime.
L’Unione Europea, che beneficia degli accordi minerari con il Ruanda, chiude gli occhi davanti a queste realtà. Ogni stretta di mano diplomatica non è solo un insulto alle vittime, ma un pericolo per i valori stessi di giustizia e dignità umana.

COMUNICATO UFFICIALE DEL 27 GENNAIO 2025
Popolo Unito, Dignitoso e Prospero
COMUNICATO UFFICIALE DEL 27 GENNAIO 2025
In questo giorno glorioso della liberazione della città di Goma, l'AFC/M23 informa l'opinione pubblica, sia nazionale che internazionale, delle seguenti misure:
Fine dell'ultimatum concesso alle FARDC:Il termine di 48 ore concesso agli elementi delle FARDC è giunto al termine. Tutti i militari delle FARDC devono immediatamente consegnare le loro armi e attrezzature militari alla MONUSCO per lo stoccaggio. Inoltre, tutti i militari devono radunarsi entro le ore 3:00 presso lo Stadio dell'Unità. Trascorso tale termine, la città di Goma sarà occupata.
Sospensione delle attività lacustri:A partire da questo momento, tutte le attività lacustri sono sospese fino a nuovo ordine.
Appello alla calma:Chiediamo a tutti gli abitanti di Goma di mantenere la calma. La liberazione della città è stata gestita correttamente e la situazione è sotto controllo.
Fatto a Kibumba, il 27 gennaio 2025Alleanza Fleuve Congo (AFC)Laurence KANYUKA
Goma oggi - Gennaio 2025
Nel caos della conquista di Goma, oltre 3.000 detenuti sono evasi da una prigione distrutta dagli scontri. Le frontiere con il Ruanda sono state chiuse, mentre l’ONU ha evacuato il proprio personale. Nel frattempo, più di 400.000 persone sono state costrette a spostarsi nel Nord e Sud Kivu.
Il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, ha esortato il Ruanda a ritirare le sue forze dal Congo e l'M23 a fermare l'avanzata. Ma le tensioni restano alte.
Il Congo accusa Kigali di voler appropriarsi delle sue risorse, mentre il Ruanda sostiene di difendere i tutsi congolesi da presunti attacchi.
Scrivo queste righe con il cuore spezzato, incapace di ignorare la brutalità che ha inghiottito Goma in questi giorni. L'assedio della città è stato un esempio sconvolgente di violenza cieca: strade ricoperte di corpi mutilati, ospedali sopraffatti da feriti e il pianto incessante di chi ha perso tutto. I ribelli dell'M23 hanno devastato i quartieri, lasciando dietro di sé solo macerie e vite spezzate. Ogni angolo di Goma porta i segni di una ferocia che non trova giustificazione.
i video sono stati inviati dalle infermiere di Operatori Sanitari nel Mondo, oggi rientrate a Bukavu
RawFacts è più di un progetto. È un grido d'allarme. È il volto dei dimenticati, dei raccoglitori di Dandora, dei bambini che giocano tra i rifiuti e degli ecosistemi che lottano per sopravvivere. Non possiamo permetterci di voltare lo sguardo.
Comentários