Deep Point of View: come far impazzire il lettore portandolo dentro la testa di qualcuno (e non fargli trovare l’uscita)
- Gerardo Fortino
- 21 mar
- Tempo di lettura: 3 min

Scrivere in Deep Point of View è un po’ come intrufolarsi nella mente del personaggio con una torcia accesa, inciampare nei suoi traumi infantili, sedersi accanto alle sue nevrosi, e raccontare tutto al lettore senza mai dire che glielo stai raccontando.
Sì, è come fare psicoanalisi gratuita, ma con più aggettivi.
Che diavolo è il Deep Point of View?
Il Deep POV è una tecnica narrativa che elimina ogni filtro tra il lettore e il personaggio.
Niente narratori onniscienti che osservano tutto dall’alto come Dio con un taccuino. Nessun "lei pensò", "lui sentì", "loro notarono". Solo pensieri grezzi, percezioni immediate, emozioni nude, come se il lettore fosse nella testa del protagonista. O peggio: fosse il protagonista.
Perché usare il Deep POV (oltre al fatto che suona figo nei corsi di scrittura creativa)?
Per coinvolgere visceralmente il lettore. Non sarà più uno spettatore, ma una vittima collaterale emotiva.
Per aumentare la tensione narrativa. Non sapendo più nulla di oggettivo, il lettore si fida solo della prospettiva del personaggio, anche se è un paranoico ossessivo con problemi di controllo.
Per scrivere roba che sembra vera. Perché diciamolo, la vita non ha un narratore. È solo un flusso confuso e frammentato di emozioni, malintesi e caffeina.
Le regole sacre (e un po’ nevrotiche) del Deep POV
Taglia le distanze
Non scrivere:
Lei si sentì triste.
Scrivi:
Tutto era troppo. Anche respirare sembrava un favore che faceva al mondo.
Via le etichette emotive. Mostra la sensazione, non la diagnosticare. Il lettore deve sentirla nella pelle, non leggerla sul referto.
Dimentica i verbi filtro
Via "pensò", "guardò", "si rese conto", "percepì".Sei già nella testa del personaggio. Non c'è bisogno che ti dica che sta pensando, mostramelo direttamente.
❌ Si rese conto che non avrebbe mai più rivisto quel treno.
✅ Il treno sparì nella curva e con lui, ogni ipotesi di ritorno.
Usa i sensi come se avessi una dermatite emotiva
Il personaggio non osserva la realtà, la vive sulla pelle.
L'odore dell'asfalto bagnato gli fece salire lo stomaco in gola. Ogni passo un suono vischioso, come masticare colpe.
Sensazioni viscerali, fisiche, tattiche. Niente di generico.
Il linguaggio deve rispecchiare il personaggio
Se il tuo personaggio è una trentenne cinica che lavora in un call center, non farla pensare come un professore di filosofia greca. Il suo vocabolario, il ritmo delle frasi, persino i pensieri devono avere la sua voce.
Un esempio Woody-Allenesco
Prendiamo una scena banale: il personaggio entra in un ristorante e vede la sua ex con un altro.
❌ Narrazione classica:
Entrando nel locale, vide lei. Era seduta con un altro. Si sentì mancare.
✅ Deep POV in stile Woody Allen:
Eccola. Naturalmente con uno alto, capelli pettinati e niente occhiaie da insonnia. Chiaramente la dieta vegetariana aveva funzionato meglio con lui. Mi si bloccò il respiro, come se il cameriere mi avesse servito un colpo allo stomaco. Bravo. Cena servita.
Il punto non è solo raccontare, è essere.
Che cosa sta succedendo qui?
Immagina un uomo (il protagonista) che entra in un ristorante e vede la sua ex con un altro.
“Eccola.”È l’immediatezza del pensiero. Non c’è mediazione. È ciò che pensa lui nel momento stesso in cui la vede.
“Naturalmente con uno alto, capelli pettinati e niente occhiaie da insonnia.”Qui parte il confronto. L’altro sembra in forma, curato, riposato. L’ironia del protagonista traspare: naturalmente, come a dire “ovvio che va tutto meglio per lei ora”.
“Chiaramente la dieta vegetariana aveva funzionato meglio con lui.”È sarcasmo. Sta dicendo, in modo autoironico, che lui ha provato la stessa dieta, ma senza successo.
“Mi si bloccò il respiro, come se il cameriere mi avesse servito un colpo allo stomaco.”È una metafora. Il dolore di vederla con un altro viene descritto attraverso una sensazione fisica: lo stomaco si chiude, come se il cameriere gli avesse “servito” un pugno.
“Bravo. Cena servita.”Ironia tagliente. Il personaggio commenta dentro di sé, come se applaudisse sarcasticamente al cameriere, alla vita, alla scena. Come a dire: grazie per questo momento meraviglioso, possiamo anche sparecchiare.
Ma non sarà troppo? Non rischia di diventare un monologo interiore infinito?
Sì. Ed è per questo che serve equilibrio. Il Deep POV non è un diario di 400 pagine in cui il personaggio riflette sul colore del cielo.
È una danza tra intensità e chiarezza, tra immersione e ritmo narrativo. Devi sapere quando lasciare che il lettore affoghi nei pensieri e quando tirarlo su per respirare. Come con la psicoanalisi. O con le relazioni tossiche.
l Deep Point of View è un'arma potente. Non è solo una tecnica. È una dichiarazione d'intenti: non voglio che tu legga questa storia. Voglio che tu ci stia dentro. Che tu la senta, la soffra, ci inciampi.
Perché in fondo, lo sappiamo tutti: le storie migliori sono quelle che non sembrano raccontate, ma vissute.
E se ti senti un po' pazzo a scriverle così... tranquillo. Sei sulla strada giusta.
Comentarios