
Un libro che non è solo un racconto di viaggio, ma un'immersione nell'anima di un paese enigmatico
Ci sono libri che si leggono, libri che si ricordano e libri che si vivono. Autostop con Buddha di Will Ferguson appartiene a quest’ultima categoria. Non è soltanto il resoconto di un viaggio attraverso il Giappone, ma una vera e propria esplorazione dell'identità di un paese che rimane, agli occhi di molti, tanto affascinante quanto inafferrabile.
Non c'è un itinerario preciso, non ci sono biglietti prenotati: Ferguson sceglie di attraversare il Giappone in autostop, seguendo il fronte dei ciliegi in fiore da sud a nord, dalla punta meridionale di Kyūshū fino alla selvaggia Hokkaidō. Un viaggio che diventa un’esperienza intima e rivelatrice, fatta di incontri improbabili, momenti di profonda riflessione e situazioni esilaranti.
Non è difficile capire perché questo libro ti abbia coinvolto così tanto da leggerlo due volte e regalarlo. Non è solo un viaggio: è un invito a lasciare andare il controllo, a fidarsi del caso, a scoprire un paese attraverso le persone che lo abitano.
Giappone: tra tradizione e contraddizione
Ciò che rende Autostop con Buddha così straordinario è la capacità di Ferguson di cogliere le contraddizioni del Giappone. Non è un turista ingenuo né un accademico distaccato. È un osservatore attento, ironico, a tratti spietato, che si lascia sorprendere da un paese che conosce bene, ma che continua a sfuggirgli.
Il Giappone che ci presenta non è quello patinato dei dépliant turistici. È un paese che oscilla tra modernità e tradizione, rigidità sociale e anarchia latente, ultra-tecnologia e spiritualità profonda.
Nel corso del viaggio, Ferguson incontra persone diversissime tra loro: uomini d'affari, monaci buddhisti, ex yakuza, studenti, contadini. Ognuno di loro gli offre una prospettiva unica sul paese, contribuendo a dipingere un quadro complesso e sfaccettato.
Gli incontri: uno specchio del Giappone contemporaneo
Uno degli aspetti più affascinanti del libro è il modo in cui ogni personaggio incontrato rappresenta una faccia diversa del Giappone. Alcuni di questi incontri ti saranno rimasti particolarmente impressi:
Il professore universitario nazionalista, fiero del passato imperialista del Giappone, convinto che il paese debba ritrovare il suo spirito combattivo. Il suo discorso è carico di nostalgia per un'epoca in cui il Giappone era una potenza temuta e rispettata. Ferguson lo ascolta, forse con un misto di curiosità e inquietudine, consapevole di trovarsi di fronte a un aspetto del Giappone che raramente emerge nelle narrazioni occidentali.
Lo studente fricchettone, che incarna l’estremo opposto: uno spirito libero, anticonformista, desideroso di rompere con le regole e le convenzioni sociali. Il suo entusiasmo per una vita senza confini né vincoli contrasta con la rigidità della società giapponese, facendo emergere il conflitto generazionale tra chi vuole preservare il passato e chi sogna un futuro più aperto e fluido.
Questi due personaggi sono l’emblema di un paese diviso tra il desiderio di conservare la propria identità e la spinta verso il cambiamento. E Ferguson si trova esattamente nel mezzo, testimone di un equilibrio instabile.
La leggerezza di un viaggio, la profondità di una scoperta
Una delle grandi qualità di Autostop con Buddha è il suo tono brillante e ironico. Ferguson non è un viaggiatore in cerca di illuminazione spirituale, né un giornalista che vuole smontare miti. È un uomo che si lascia trasportare dagli eventi, che ride delle proprie disavventure, che osserva senza mai giudicare.
Ma dietro la leggerezza c’è anche una profonda malinconia. Nel suo viaggio, Ferguson percepisce la solitudine che permea la società giapponese, la pressione schiacciante delle aspettative sociali, la rigidità che spesso impedisce alle persone di esprimere veramente se stesse.
Tokyo, con la sua folla silenziosa e i suoi neon abbaglianti, appare più alienante che affascinante. I villaggi sperduti, invece, offrono incontri autentici, ma anche il senso di un paese che sta perdendo il contatto con le proprie radici.
Un libro che fa venire voglia di partire
Forse è proprio questa miscela di ironia, avventura e riflessione a rendere Autostop con Buddha un libro così speciale. È una storia che ti porta in viaggio con l’autore, che ti fa sentire il vento sulla faccia mentre sali su un’auto sconosciuta, che ti fa ridere e pensare allo stesso tempo.
Ed è per questo che lo hai letto due volte. Perché ogni volta che ci torni, ritrovi qualcosa di nuovo, un dettaglio che ti era sfuggito, un pensiero che ora ti colpisce più forte.
Perché Autostop con Buddha non è solo un libro: è una porta aperta su un viaggio possibile, un viaggio che forse un giorno potresti fare anche tu.

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