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Sovietistan di Erika Fatland: un viaggio tra passato sovietico e identità sospese

Immagine del redattore: Gerardo FortinoGerardo Fortino

Sovietistan

Un libro che racconta il cuore nascosto dell’Asia centrale


Ci sono terre di cui sentiamo parlare solo nei libri di storia o nei resoconti diplomatici. Luoghi che evocano immagini sfocate, nomi difficili da collocare su una mappa, territori che restano ai margini della narrazione globale. Erika Fatland, con Sovietistan, ci porta proprio lì: nell’Asia centrale post-sovietica, tra stati giovani e regimi autoritari, tra il peso di un passato ingombrante e l’incertezza di un futuro ancora indefinito.


Attraverso un viaggio che tocca Kazakistan, Turkmenistan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan, Fatland esplora il retaggio dell’URSS, le sue ferite ancora aperte e il modo in cui queste ex repubbliche stanno cercando di costruire la loro identità nel XXI secolo. Ma Sovietistan non è solo un libro di viaggio: è un ritratto potente e approfondito di una regione spesso ignorata, raccontato con la curiosità di chi osserva senza pregiudizi e con la capacità di dare voce a chi raramente ne ha.


Cinque nazioni, un passato comune, destini diversi


L’Asia centrale è una regione complessa, un crocevia di culture, lingue, religioni e poteri che si sono succeduti nei secoli. Dominata prima dalle grandi carovane della Via della Seta, poi dagli imperi russi e infine dall’Unione Sovietica, oggi si trova in un limbo tra dittature moderne, sviluppo economico diseguale e tradizioni millenarie che resistono.


Fatland ci conduce attraverso queste terre con la pazienza e la meticolosità di chi sa che ogni storia è un frammento di un puzzle più grande. Nel Kazakistan, vediamo l’ambizione di un paese ricco di petrolio che ha costruito città futuristiche nel nulla, mentre nel Turkmenistan ci troviamo davanti a uno dei regimi più repressivi al mondo, un vero e proprio culto della personalità ereditato dai fantasmi dell’URSS. Il Tagikistan, ancora segnato da una guerra civile post-sovietica, mostra le ferite di un conflitto dimenticato, mentre il Kirghizistan sorprende con la sua relativa apertura e con il desiderio di libertà della sua gente. Infine, l’Uzbekistan ci porta tra le città leggendarie di Samarcanda e Bukhara, luoghi di straordinaria bellezza ma anche di controllo soffocante da parte del governo.


Il peso dell’URSS e la difficile indipendenza


Uno degli elementi più affascinanti di Sovietistan è il modo in cui Fatland mostra l’impronta lasciata dall’Unione Sovietica. Se da un lato la dissoluzione dell’URSS ha permesso a questi stati di riacquistare la loro sovranità, dall’altro ha lasciato un vuoto enorme, spesso colmato da regimi autoritari che hanno sostituito l’ideologia comunista con il nazionalismo o con il culto del leader.


Le infrastrutture sovietiche, le città costruite dal nulla, le industrie abbandonate, i confini tracciati artificialmente da Mosca: tutto questo continua a pesare sul presente. E lo si percepisce nelle parole della gente comune, nei racconti di chi ha visto crollare un sistema senza avere un’alternativa chiara.


Lo sguardo di Erika Fatland: empatia e lucidità


Fatland è una narratrice straordinaria. La sua scrittura è fluida, coinvolgente, e alterna momenti di grande profondità storica a dettagli di vita quotidiana che rendono il racconto vivo e tangibile. Non è una giornalista che si limita a osservare da lontano: viaggia in autobus scassati, dorme in case di sconosciuti, si siede a tavola con famiglie che raccontano le loro vite senza filtri.


Il suo approccio è quello di chi sa ascoltare. Non c’è giudizio, non c’è superiorità occidentale, ma solo la voglia di capire. E questo è ciò che rende Sovietistan un libro così potente: la capacità di farci sentire il respiro di una regione che esiste ai margini della nostra percezione, ma che è fondamentale per comprendere l’equilibrio geopolitico del mondo moderno.


Perché leggere oggi Sovietistan?


Perché l’Asia centrale è una delle regioni più strategiche del mondo, ma anche una delle meno raccontate. Perché capire come queste ex repubbliche sovietiche stanno affrontando il XXI secolo significa comprendere molto di più della politica globale. Perché Fatland ci offre non solo un viaggio geografico, ma anche un viaggio nella memoria e nell’identità di popoli spesso dimenticati.


E perché è un libro che unisce reportage, storia e narrazione con una maestria rara.

 

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