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Ebano di Ryszard Kapuściński: l'Africa raccontata senza filtri, tra bellezza e tragedia

Immagine del redattore: Gerardo FortinoGerardo Fortino

Ebano

Un libro che è un viaggio nell’anima di un continente


Ci sono libri che informano, altri che scuotono. Ebano di Ryszard Kapuściński fa entrambe le cose, ma va oltre: è un libro che ti cambia. Non è un semplice reportage, non è solo una raccolta di esperienze: è l'Africa raccontata da dentro, vissuta sulla pelle, trasformata in parole senza filtri, senza edulcorazioni, senza la distanza di chi osserva dall'alto.


Kapuściński non si accontenta di descrivere: lui entra nel cuore del continente, nei suoi vicoli polverosi, nelle sue guerre dimenticate, nella sua quotidianità più cruda e autentica. Non è l’Africa delle cartoline né quella degli stereotipi occidentali. È un’Africa viva, fatta di odori, suoni, sguardi, speranze e dolori.


L’Africa raccontata senza sconti


Per Kapuściński, essere giornalista significa stare con la gente, condividere la fame, la paura, la precarietà. Significa ammalarsi di malaria in un ospedale dove non ci sono medicine, significa nascondersi in una stanza mentre fuori infuria un colpo di Stato, significa viaggiare per giorni in autobus fatiscenti, tra il caldo e la polvere, solo per poter raccontare una storia.


Ebano è fatto di queste storie. Storie di bambini soldato, di dittatori grotteschi, di rivoluzioni che si trasformano in massacri, di uomini e donne che ogni giorno lottano per sopravvivere. Ma anche storie di un’umanità straordinaria, di una solidarietà profonda, di una bellezza che emerge persino nella miseria più nera.


Una scrittura che è un pugno nello stomaco


Kapuściński ha uno stile inconfondibile: asciutto, diretto, ma capace di poesia. Ogni frase è una fotografia, ogni pagina è un’immersione totale. Non c’è retorica, non c’è paternalismo: solo la realtà, nuda e cruda.


Non cerca di giudicare, non cerca di dare spiegazioni facili. L’Africa che racconta è complessa, piena di contraddizioni, di storia, di ferite aperte dal colonialismo e di cicatrici che non si rimarginano. È un continente sfruttato, umiliato, devastato da guerre e carestie. Ma è anche un luogo di incredibile forza, di dignità, di lotte quotidiane per la vita.


Il giornalismo come atto di presenza


Quello che rende Ebano un libro unico è l’approccio di Kapuściński. Lui non è il reporter che arriva, prende appunti e se ne va. Lui resta. Vive nelle baraccopoli, parla con chi non ha voce, cerca di capire senza sovrapporre il proprio punto di vista occidentale.


È questa la differenza tra Ebano e tanti altri libri sull’Africa: non è scritto da un osservatore, ma da un testimone. Da qualcuno che ha scelto di esserci, di sporcarsi le mani, di rischiare.


Perché leggere oggi Ebano?


Perché l’Africa continua a essere fraintesa, raccontata con superficialità, ridotta a un insieme di cliché. Perché il mondo continua a sfruttarla, a saccheggiarla, a ignorare le sue tragedie. Perché abbiamo bisogno di sguardi onesti, di racconti veri, di parole che non si limitano a descrivere ma che ci costringono a vedere.


Perché Ebano non è solo un libro: è un’esperienza. E dopo averlo letto, non si guarda più l’Africa – e forse nemmeno il mondo – con gli stessi occhi.

 

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