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Apostrofi dirette: quando lo scrittore ti guarda in faccia e ti dice la verità

  • Immagine del redattore: Gerardo Fortino
    Gerardo Fortino
  • 4 mag
  • Tempo di lettura: 2 min


Apostrofi dirette
Immagine generata con AI

Apostrofi dirette: quando la pagina ti prende per il bavero e ti sputa in faccia


Le apostrofi dirette sono quell'attimo in cui lo scrittore smette di fingere. Ti guarda. Ti parla. Ti dice: "Ehi stronzo", sei dentro anche tu. "Non si nasconde dietro ai personaggi". Non si fa bello con frasi ben confezionate. Ti trascina nella sua dannata stanza piena di fumo, bottiglie vuote e pagine strappate. E ti parla.

"Non credere di essere meglio di lui, lettore. Perché tu l’hai pensato almeno una volta. E ti sei solo voltato dall’altra parte."

Questa roba non è narrativa accademica. È sporco contatto umano. È rottura, è provocazione, è intimità forzata. È quando lo scrittore non ce la fa più a restare zitto e ti prende a parole.


Perché usare le apostrofi dirette quando scrivi e ti gira il cazzo


  1. Perché ti brucia dentro: Perché hai qualcosa da dire e non ti basta metterlo in bocca a un personaggio. Vuoi gridarlo. Vuoi che chi legge lo senta in faccia.

  2. Perché vuoi coinvolgerlo, cazzo: Un libro non è una mostra d’arte. È uno scontro. Se chi legge si sente sicuro, hai sbagliato tutto. Devi farlo sudare, devi farlo tremare.

  3. Perché sei stufo delle voci educate: La letteratura che ti accarezza non serve a niente. Serve quella che ti prende a calci, che ti urla addosso, che ti chiama per nome anche se non ti conosce.


Esempi di chi ha avuto le palle di parlare al lettore


Bukowski, ovviamente, che ti prende per il collo e ti schiaccia sulla pagina con la sua voce.
Calvino, sì, ma con la gentilezza di chi sa farti cadere con un sorriso.
Sterne, che sembrava ubriaco anche quando non lo era, e rideva in faccia a tutti.
"So che stai ancora leggendo. Non perché ti piaccia. Ma perché vuoi vedere dove cazzo andiamo a finire."

Come fare apostrofi dirette senza sembrare un predicatore in crisi


  1. Dille come vengono: non scrivere per impressionare. Scrivi per dire qualcosa. Punto.

  2. Non strafare: se ogni riga è una pugnalata, alla fine il lettore si abitua. Colpisci quando serve.

  3. Mantieni la voce: se sei ruvido, resta ruvido. Non diventare un santino all’improvviso.

  4. Non fare il simpatico: o sei sincero o stai zitto. Il lettore se ne accorge.


Le apostrofi dirette sono lo schiaffo di chi non vuole più fingere. Sono lo scrittore che si stanca della finzione e guarda in faccia il lettore. E gli dice: "Senti, bastardo, non so se ci arrivi, ma è anche di te che sto parlando."



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